Rkomi: Il Padre che conta lo trovi "decrescendo"

Con l'album "Decrescendo", Rkomi ci interroga sulla figura del padre e sui desideri e i vuoti che ci abitano interiormente

Ti è mai capitato di chiederti perché capitano certe cose solo a te? 
Nel dolore della vita ti sei mai sentito abbandonato? 
Se la risposta è affermativa allora il nuovo album di Rkomi ti aiuterà a trovare una strada nuova. 
A volte ci capita che i muri delle nostre case, i muri delle case dei nostri cuori siano abitati da tante emozioni contrastanti, tanti pensieri, tanti ricordi e tante persone che non trovano quiete, anzi, che non ci danno quiete. Quei momenti e quei incontri che non ci danno quiete interiore rischiano di far tremare i muri, perfino le fondamenta della nostra vita perché arrivano come un colpo inaspettato e ci rendono fragili. Una fragilità che se guardata bene diventa fonte di benedizione ma, se guardata con paura o indifferenza la trasformano in un terreno di morte.

Quando coloro che abitano il nostro cuore fanno tremare le mura, rischiamo di implodere sentendoci estranei da tutti, perfino da noi stessi, abbandonando alla fine dei conti la vita in balia di ciò che è effimero soltanto perché presi dalla paura di restare nella sofferenza e di farci travolgere da essa. Questi momenti ci bloccano, ci impauriscono e ci fanno diventare schiavi di noi stessi ingannandoci che la vita vera non sia fatta anche di sofferenza, facendoci restare in “apnea da un po’”. Ma nel sottofondo di questa vita appiattita e apatica si sente una voce che timidamente dice che «se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto»1. Una logica rovesciata che scombussola la nostra convivenza malsana con la paura di soffrire. Questa nuova prospettiva ci invita a non temere la morte. Ogni tentativo di aprirsi alla vita e di accoglierla implica una morte, un lasciare e creare spazi ad altri e non a te, per poter mettere delle radici, radici che ti permettono di non essere solo, radici che ti dicono chi sei, radici che ti dicono per chi sei. Per crescere, allora, abbiamo innanzitutto bisogno di de-crescere, ovvero di lasciare che il seme di grano della nostra vita, piantato nella terra del mondo, muoia mettendo in questo modo radici d’eternità.

Ecco che arriviamo a Mirko Manuele Martorana, in arte Rkomi, che parla con la sua musica oggi a noi. Non solo perché è giovane, urbano, instabile, inquieto ma perché come molti ha vissuto un’assenza grande: quella del padre. È cresciuto in un ambiente duro, tra muri di cemento e silenzi. Ha lasciato presto la scuola e ha lavorato in diversi bar e cantieri, affrontando fatica e difficoltà, sentendo nel pieno del suo cuore come le scosse degli “imprevisti” della vita lo colpissero.

Per lui, la musica è stato il modo per non arrendersi, per tenere viva la speranza e trovare un senso anche nei momenti più difficili. Rkomi ha trovato in sé una voce che non grida solo rabbia, ma desiderio. Una voce che ha saputo tenere saldo il cuore anche nelle difficoltà. Nei suoi album – e in particolare in “Decrescendo” – quella voce non è solo estetica, è esistenziale. È una discesa nella propria interiorità, un esercizio di verità e coraggio, una ricerca che affonda in ferite vere, ma che non si accontenta del cinismo. È come se Mirko si fosse seduto davanti a sé stesso per chiedersi: "Chi sono davvero? E cosa mi tiene ancora bloccato?" In un’intervista dice: «Decrescendo è il tentativo di capire cosa mi frena. Di tirarlo fuori. Di risalire». Un album che cerca chiarezza, ma soprattutto una voce che sappia calmare i terremoti esistenziali.

Decrescendo non è lineare ma pieno di contraddizioni, come a volte lo è la vita vera. È un alternarsi di forza e fragilità. Eppure, sembra esserci un filo rosso che lo attraversa: la ferita di un’assenza, quella del padre, e la domanda mai detta, ma sempre presente: “A chi appartengo davvero? A chi somiglio?”. Questo contrasto interiore tra un desiderio di pienezza e le scosse che la vita comporta lo mettono di fronte a una scelta per niente facile: affrontare la verità assumendosi le ferite che essa comporta oppure lasciarsi prendere dalla paura e seppellire tutto rimandando in questo modo il compito della vita al prossimo appuntamento.

«Mio padre, avevo un anno e se n’è andato
Il dolore di un figlio che non sa a chi assomigliare
Mi sono detto: ‘Se vuoi crescere, adesso ne parli,
O tieni tutto dentro per vederti sanguinare


L'amore non mi piace, ma mi pare pace
Prima ti rende forte, poi ti rende fragile
Mio padre se n'è andato e non è stato facile
Per questo non so legarmi e fingo non mi freghi affatto»2

Mirko capisce che rimandare l’appuntamento con la vita ti fa perde la vita, ed ecco che sceglie la strada più difficile, più costosa, quella che lo metterà davanti ai fantasmi del passato per uscirne vivo.  Non cerca compassione, cerca verità e lo dice con parole che bruciano, che gridano dietro le righe “o trovi il coraggio di guardarti dentro, o ti svuoti pian piano. O cerchi un senso o lasci che la mancanza diventi devastazione”.
Rkomi in questo modo ci diventa esempio, ci diventa un testimone, perché la sua fame di senso, di libertà e di redenzione tocca anche le nostre vite, le interpella e le fa fare un esame di coscienza:

«Cercavi risposte, io cercavo un senso per ogni domanda sbagliata
Bambino, tieni alto il capo»
3

Tra tutti i sismi che la sua vita ha avuto e che le racconta nell’album, pare che c’è un grido che non si sente, ma che modella l’anima. È il grido di chi non ha avuto uno sguardo su di sé capace di sentirsi dire: «Tu sei mio figlio, oggi io ti ho generato»4. Non è disperazione ma è la voce di chi vuole rialzarsi, di chi dalle macerie della vita vuole tornare a respirare invocando come il lebbroso a Gesù: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi»5. È il grido di colui che si apre alla fede, perché guardarsi allo specchio, toccare le proprie catene e decidere di romperle non è un’impresa facile, non è un’impresa da svolgere da soli.

In un’intervista Mirko dice che «non ha mai avuto bisogno di un padre» perché non ha mai saputo come sarebbe stata la vita con uno. Pur riconoscendo che questa mancanza lo abbia formato alla vita, guarda anche l’altro verso della medaglia e afferma che questo «è uno di quei vuoti che si manifestano in altri modi». In questo vuoto di appartenenza si manifesta la chiave che potrebbe togliere tutte le catene che ci troviamo addosso nella vita, ovvero la certezza nascosta che il padre assente, in realtà non si sia mai andato via di casa. Questa mancanza genera inquietudine, ma anche spinta e bisogno di ordine perché si intuisce nell’intimo del cuore che la vita un senso ce l’ha e che in questo mondo anch’io ho un posto dove l’anima si sente acasa e che io devo trovare. In questa prospettiva l’album Decrescendo sembra parlare anche di un tentativo di rimettere a posto i pezzi, uno ad uno, non per nostalgia, ma per guarire. E Rkomi lo canta questo desiderio di cambiare, di prendere le distanze da un vuoto che ti consuma e che devasta per scoprire invece che nella fame di senso si nasconde una generatività, una quiete, una casa.

«si può fermare la pioggia 
Ma è inutile scomodare i cieli
Se in quelle macchie di Rorschach
Ci vedi cose, le più crudeli 
Buttati nel mondo, siamo alla prova
Come si lancia per caso un bouquet da sposa
Esco da un’altra festa, esco dall’algoritmo 
Ritrovo la bellezza solo dietro l’imprevisto 
È caos che corre
Che lento muore»
6

In questo album non si tratta di riempire le mancanze accumulate con gli anni, ma di intraprendere un viaggio di vita spirituale. Mirko non fa proclami, ma domande e le sue domande, anche se non parlano di Dio in modo esplicito, lo cercano nella profondità con cui si assume il passato e con cui vuole costruire il futuro. Mirko, come Telemaco, è alla ricerca del padre, delle sue tracce nascoste nei gomitoli della sua storia. Solo che per adempiere a questo compito bisogna iniziare mettendo in ordine gli effetti dei vari terremoti che la vita ha portato nel suo cuore. Un ordine che lo possa aiutare a cogliere un disegno di fondo.

«Sai, bisogna avere una distanza per amarsi senza allontanarsi
E dirsi le cose migliori, ma con il coraggio di insultarsi»
7

Il suo bisogno di ri-ordinarsi è sete di verità, è fame di pienezza, è apertura a qualcosa di più grande, apertura al Padre. Un Padre diverso da quello che è mancato, un Padre che non solo dà la vita, ma la accompagna, un Padre che dice: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto»8. Ed è proprio questo che sembra cercare Mirko, qualcuno che sappia ri-conoscerlo, che possa chiamarlo per nome, una presenza che contrasta la sua rabbia, la sua paura, le sue incertezze, un Padre cui presenza calma il suo cuore schiacciato, cuore che fino a prima per diffendersi attaccava: «Amore, non chiamarmi se non sai che nome darmi»9.

È la voce del Padre, il quale durante tutti i sismi della vita tiene con le sue mani benedicenti le mura del tuo cuore. È la voce del Padre che permette che capitano certi mali, ma sempre solo in vista di beni maggiori. È la voce del Padre che ti lascia affrontare la vita, col rischio di sbucciarti le ginocchia ma solo per farti crescere in libertà. È la voce del Padre che resta in silenzio, ma cui presenza non viene mai meno. Un Padre che non puoi toccare, ma che lo puoi sentire, un Padre non scontato ma dispensatore d’amore. Basta fermarti a cercare le sue tracce nella vita, soprattutto in quei angoli che fanno più male. Perché l’unico modo di perdere questo Padre è quello di decidere di andartene via di casa come il figlio prodigo, finendo che la fame di senso che ti abita e che solo Lui può colmare ti riporti a casa.

Mirko canta dunque di catene invisibili, di assenze che bruciano, ma anche di un’anima che vuole ritornare in superficie. Un cammino che deve passare attraverso la sofferenza del passato per comprendere la propria identità di oggi. Un cammino che decide di affrontare la sofferenza perché si intravvede con la fede la meta della propria casa. Un po’ come Lazzaro, Mirko si trova in un luogo oscuro, profondo, dove non c'è via d'uscita, una tomba, che rivela essere anche un grembo che prepara ad una nuova vita perché accolta e affidata. Anche noi siamo lì con Mirko, con Lazzaro, chiusi dentro una tomba alla quale possiamo finire da schiavi oppure, consapevoli di come siamo lasciamo lo spazio a Colui che ci dice chi siamo. Questa consapevolezza, questa lotta e questa ricerca la si notta in vari brani del suo album: 
«Non si vedono i diamanti al buio»10 eppure ci sono e ti chiedono di accendere la vita per vederli, per farli brillare. 
«Muori per vedere se davvero esisti/O per salvarti»11
«Se vuoi solo verità, devi esserla/Vuoi vedere la realtà? Devi tesserla»12
«Mi hai sempre detto: 'Un vero uomo non tradisce, non strapparla’»13
Sono proprio queste le parole a denunciare il suo desiderio di pienezza, di fedeltà, di un amore che non tradisca. E allora vediamo che i “Brutti ricordi” non è unicamente dolore, ma memoria che educa, “Promessa” non è solo disillusione, ma attesa di un amore fedele, “Così piccoli” non è solo nostalgia, ma invito all’umiltà dei primi tempi di Vita, dove tutto è possibile.

E tu, che leggi questo articolo e che ti capita di sentirti nel pieno del terremoto dentro la casa del tuo cuore a causa delle sofferenze non affrontate, non affidate, non guarite; diventa compagno di strada con Mirko ed esclama: “Mi mancano delle cose, ma voglio capire chi sono davvero. Voglio essere libero.”
E se ti metterai sulla strada dell’accoglienza e dell’ascolto sentirai che la Vita, con la “V” maiuscola, ti risponderà: “Ti ho visto prima ancora che mi cercassi. Non sei solo: sei mio figlio e sei amato. Non avere paura”!
Non servono grandi parole o slogan, come Rkomi nei suoi testi ci insegna, basta questa verità: le ferite ci rendono veri, ma solo l’Amore ci rende liberi.
Ci auguriamo quindi di saper trovare il coraggio di guardare le nostre ferite come Mirko fa, con il desiderio di cercare l’amore del Padre, a volte persino riconoscerlo, e persino ri-conoscersi.


1 Gv 12,24
2 Rkomi - Ultima infedeltà
3 Rkomi - Apnea da un po'
4 Salmo 2,7
5 Mt 8,2
6 Rkomi - Il ritmo delle cose
7 Rkomi feat Lazza - Non c'è amore
8 Lc 3,22
9 Rkomi feat Lazza - Non c'è amore
10 Rkomi feat Izi - Orfani
11 Rkomi - Dirti no
12 Rkomi feat Izi - Orfani
13 Rkomi - Così piccoli

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