Il Vangelo nella storia

La Dottrina Sociale della Chiesa offre ai giovani una bussola per vivere con giustizia, libertà e responsabilità nel mondo di oggi. Oggi parliamo del Vangelo nella storia

Maël BALLAND Maël BALLAND

«La fede autentica — che non è mai comoda né individualista — implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo».
(Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 183)

Molti giovani oggi vivono una fede “a compartimenti stagni”: un po’ di preghiera, un po’ di oratorio, magari anche un gruppo biblico… ma quando si tratta di scuola, lavoro, amicizie, social, economia, politica — tutto sembra scollarsi. Come se Gesù fosse solo “per le cose spirituali”.

Ma non è così. Il Vangelo non si chiude in sacrestia. È un fuoco che vuole ardere anche nei cantieri del mondo. È una luce che vuole illuminare la giustizia sociale, l’economia, la dignità del lavoro, l’ecologia, la cittadinanza. È una voce che parla dentro la storia.

La fede che pensa, ama, agisce

La Dottrina Sociale della Chiesa nasce proprio da questa consapevolezza: Dio non è indifferente alla storia. Il Figlio si è fatto uomo, è entrato in una famiglia, ha lavorato come falegname, ha camminato tra la folla, ha guarito, insegnato, consolato, denunciato. Gesù non ha ignorato le ingiustizie del suo tempo: le ha guardate in faccia.

Oggi, seguire Cristo vuol dire vivere una fede pensata, incarnata, operosa. Vuol dire accorgersi di chi ci sta accanto, leggere i segni dei tempi, unire la preghiera all’azione, la liturgia al cambiamento sociale.

Il bene comune: nessuno si salva da solo

Tra i principi fondamentali della Dottrina Sociale c’è quello del bene comune. Non è uno slogan generico: è un criterio di discernimento. Significa cercare ciò che è buono per tutti, non solo per me o per “quelli come me”. Significa vivere nella logica dell’inclusione, della cooperazione, della responsabilità condivisa.

La DSC definisce il bene comune come “l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere più pienamente e più speditamente la propria perfezione” (CDSC 164). In parole semplici: una società giusta è quella in cui ognuno può crescere umanamente e spiritualmente.

Don Bosco: il Vangelo nelle mani

Don Bosco è stato un testimone straordinario di questa visione. Il suo oratorio non era solo un luogo per giocare o pregare: era una risposta concreta alla povertà, all’analfabetismo, allo sfruttamento, all’abbandono giovanile. Era Vangelo tradotto in pane, scuola, lavoro, allegria, regole chiare e relazioni vere.

Don Bosco ha insegnato a centinaia di giovani che essere cristiani significa avere un cuore aperto, mani operose, mente sveglia. Ha fatto crescere generazioni di ragazzi capaci di trasformare il mondo partendo dalla propria vita.

Una fede che si sporca le mani

Oggi siamo chiamati a raccogliere questa eredità. Troppe volte, nel nostro tempo, assistiamo a forme di spiritualità disincarnata, chiusa nel privato, “neutra” rispetto alla società. Ma il Vangelo è scomodo, liberante, rivoluzionario. Non sopporta l’ingiustizia, non si rassegna alla povertà, non accetta la guerra, non tollera la disuguaglianza.

Per questo la DSC ci spinge a chiederci:

  • Come parliamo della povertà?
  • Che idea abbiamo della politica?
  • In che modo consumiamo e spendiamo?
  • Che tipo di futuro immaginiamo per il pianeta?

La comunità cristiana: profezia sociale

La comunità cristiana non è un club spirituale, ma un seme di Vangelo nella società. Quando celebra l’Eucaristia, forma cuori generosi. Quando educa, semina giustizia. Quando serve i poveri, costruisce fraternità. Quando accompagna i giovani, apre orizzonti.

Nel Movimento Giovanile Salesiano, tutto questo lo viviamo ogni giorno, spesso senza accorgercene: in un oratorio che include, in una scuola che educa alla legalità, in un campo estivo che insegna il rispetto dell’ambiente, in un gruppo missionario che si apre al mondo. Ma ora è il tempo di fare un passo in più: diventare consapevoli, formati, impegnati.

E se fossi tu quel cambiamento?

Il mondo non cambia da solo. La DSC non è una ricetta magica, ma una chiamata alla responsabilità. Ci chiede di pensare in modo nuovo, agire in modo giusto, vivere in modo profetico. Ci sfida ad essere sale della terra e luce del mondo (Mt 5,13-14).

Ogni giovane può essere lievito nella pasta. Basta non accontentarsi. Basta non rassegnarsi a un mondo ingiusto. Basta cominciare da ciò che si ha: relazioni, studio, volontariato, scelte etiche, cura del creato, denuncia dell’ingiustizia.


  • In che ambito della mia vita sento che il Vangelo è ancora “spento”?
  • Dove potrei iniziare a lasciarlo entrare per trasformare le mie scelte concrete?

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