Il Laboratorio: costruire cose belle

Spunti di formazione per animatori in stile salesiano, l’importanza del laboratorio!

C’è una bellezza tutta particolare nel costruire qualcosa con le proprie mani. Lo si vede negli occhi di un bambino che, alla fine del laboratorio, alza fiero il suo oggetto dicendo: “L’ho fatto io!”. E c’è qualcosa di profondamente umano e spirituale in quel gesto: mettere insieme intelligenza, mani, cuore. È qui che il laboratorio, anche al Grest, smette di essere solo un’attività e diventa esperienza educativa piena.

Gesù stesso, prima di predicare il Regno, ha passato anni con le mani nel legno. Era un falegname. Ha imparato un mestiere da Giuseppe, suo padre. Ha toccato tronchi, ha respirato segatura, ha costruito oggetti utili. Conosceva il valore del lavoro ben fatto, il silenzio concentrato della bottega, la pazienza necessaria per trasformare una materia grezza in qualcosa che serve, che dura. Anche questo, nel Vangelo, è parte della sua umanità.

Anche don Bosco, un secolo e mezzo fa, ha capito che il lavoro può essere via di salvezza. Non solo spirituale, ma concreta. Ha fondato laboratori nel suo oratorio per insegnare un mestiere ai ragazzi più poveri, perché potessero guadagnarsi il pane con onestà. Calzolai, falegnami, tipografi, sarti... ma prima di tutto giovani accolti e amati. Diceva: “L’uomo è nato per il lavoro e solamente chi lavora con amore ed assiduità trova lieve la fatica.”

Oggi, nei nostri Grest, i laboratori possono continuare questa tradizione. Possono diventare spazi in cui i ragazzi scoprono la gioia del creare, il gusto della bellezza, la soddisfazione del fare bene. Ecco allora alcune attenzioni che potremmo avere, per trasformare un’attività in un’esperienza che lascia il segno.

Anzitutto, l’ambiente. Sarebbe bello che ogni laboratorio fosse pronto, curato, ordinato. Un luogo che dice: “Qui il tuo lavoro conta.” Uno spazio pulito, accogliente, con tutto ciò che serve a disposizione. Non servono grandi attrezzature, ma strumenti adatti all’età e pensati con attenzione: forbici che tagliano davvero, colla non secca, colori brillanti, materiali in quantità. Perché non c’è niente di più frustrante che voler fare qualcosa e non avere gli strumenti giusti.

La sicurezza è un’altra dimensione fondamentale. È importante che ogni ragazzo possa muoversi in tranquillità, senza rischi, e che ogni attività sia adatta alla sua età. Anche lo spazio fisico va pensato: non troppo affollato, con aree di lavoro ben definite, e soprattutto con margini per la creatività. Non tutto va standardizzato: si può lasciare libertà di aggiungere, personalizzare, esplorare.

Le istruzioni dovrebbero essere chiare, logiche, semplici da seguire. Magari accompagnate da un esempio, da una dimostrazione. Non si tratta di dare comandi, ma di offrire una guida: “Ecco cosa possiamo costruire oggi, e come possiamo farlo passo dopo passo.” Questo aiuta a sviluppare ordine, metodo, pazienza.

E poi, l’atmosfera. Un laboratorio ben riuscito è un luogo in cui si lavora con gioia. Dove si può parlare, ascoltare musica, ridere... ma anche concentrarsi, imparare a fare attenzione. Dove si sbaglia senza paura, e dove si scopre che ogni oggetto costruito parla un po’ di noi.

Infine, il nostro sguardo. Da animatori, potremmo provare a vedere oltre il lavoretto finito. Quel portapenne di cartone, quel braccialetto di corda, quel piccolo gioco costruito a mano... sono anche strumenti di crescita. Insegnano autonomia, responsabilità, precisione. E, forse, danno al ragazzo una certezza semplice ma potente: “Posso fare qualcosa di bello, e posso farlo io.”

In fondo, il laboratorio è una parabola. Prendi qualcosa di semplice, ci metti tempo, cura, attenzione, e diventa qualcosa di bello. Come accade anche con la vita dei nostri ragazzi. E se noi, nel nostro piccolo, sappiamo prepararli a questo cammino, stiamo già annunciando il Vangelo. Con le mani, con la pazienza, con l’arte dell’educare.

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