Questa rubrica sul benessere emotivo e mentale nasce per aiutarti a dare un nome a ciò che senti, a leggere con coraggio le tue fragilità e a scoprire che ogni emozione — anche la più difficile — può diventare un cammino di crescita.
Cristian Castillo
Ti capita mai di osservare gli altri per capire quanto vali? Magari non te ne accorgi nemmeno: succede quando guardi qualcuno che parla con sicurezza e tu pensi che non sarai mai così; quando vedi un amico che prende voti più alti e dentro senti un nodo; quando qualcuno riceve attenzioni e tu ti chiedi perché non succede anche a te. Il confronto inizia così, in modo silenzioso, quasi naturale. Ma poco alla volta diventa una lente attraverso cui guardi te stesso: una lente che ti mostra sempre ciò che ti manca e quasi mai ciò che hai. E allora, anche se sei circondato da persone che ti vogliono bene, ti senti inferiore, in ritardo, fuori posto. Non perché lo sei, ma perché ti stai misurando con un metro che non parla di te.
Il problema del confronto è che non te ne liberi facilmente. Una volta che entri in questo modo di guardare la realtà, inizi a paragonarti in ogni cosa: chi è più simpatico, chi è più seguito, chi è più bello, chi è più brillante, chi sembra felice, chi ottiene risultati migliori. È una corsa invisibile e sfiancante, in cui non sai nemmeno qual è il traguardo. E più guardi gli altri, più ti sembra di perdere terreno. Il confronto ti toglie il respiro, ti toglie la gioia di ciò che fai, ti ruba la gratitudine per quello che sei. Finisci per guardare gli altri come modelli irraggiungibili e te stesso come un continuo “lavoro da correggere”.
La psicologia dice che il confronto può avere un lato positivo, perché può motivarti. Ma questo accade solo quando hai già una base solida dentro. Se invece la tua autostima è fragile, il confronto diventa veleno. Ogni volta che perdi in questa gara immaginaria, ti convinci di valere meno. Ogni volta che qualcuno è più avanti di te, perdi la fiducia. Ogni volta che qualcuno brilla, pensi che la tua luce sia inutile. E in tutto questo dimentichi una cosa fondamentale: che stai confrontando la tua vita reale con l’apparenza degli altri. La storia completa dell’altro non la conosci: vedi solo il pezzo migliore, quello che emerge, quello che brilla. E ti paragoni sempre al picco degli altri, mai alla loro fatica.
La fede cristiana ti invita a guardarti con un altro sguardo. Non quello della competizione, ma quello della verità. Non quello del paragone, ma quello della dignità. Don Bosco, che conosceva bene le insicurezze dei suoi ragazzi, non diceva mai di diventare “i migliori”: diceva semplicemente, con una forza sorprendente nella sua brevità: “Studia di farti amare.” Una frase che ribalta tutto il modo di intendere il confronto. Non ti chiede di essere superiore, ma di essere autentico. Non ti chiede di vincere, ma di essere capace di relazione. Non ti chiede di apparire, ma di costruire legami veri. E se guardi bene questa massima, scopri una verità semplice: chi vive per essere amato dagli altri non ha bisogno di mettersi in competizione, perché l’amore non è una gara.
E anche sant’Agostino, parlando della libertà interiore, ti ricorda che: “Dove c’è amore, non c’è fatica.” Quando vivi nell’amore vero, non devi lottare per dimostrare nulla. La tua identità cresce nella relazione, non nella competizione.
Liberarti dal confronto non significa smettere di guardare gli altri, ma smettere di guardarti sempre attraverso di loro. Significa iniziare a riconoscere la tua strada, senza pretendere che assomigli a quella di altri. Ognuno ha il proprio tempo, il proprio ritmo, la propria stagione. E questo non è un limite: è un dono.
Puoi chiederti: “Se smetto di confrontarmi, cosa scopro di me?” Scoprirai cose che avevi dimenticato: le tue qualità, i tuoi progressi, i tuoi desideri veri, le cose che sai fare bene, quelle per cui gli altri ti vogliono bene.
E puoi anche pregare così: “Signore, aiutami a vedere la mia strada senza perdermi nelle strade degli altri.” È una preghiera semplice, ma libera. Perché ti rimette al centro del tuo cammino.
Perché il confronto ti tiene in gabbia, ma la verità ti libera. Quando smetti di vivere paragonandoti, inizi a vedere gli altri come compagni di viaggio, non come rivali. Inizi a vedere i tuoi limiti come parti della tua storia, non come difetti da cancellare. Inizi a vivere con più calma, più gratitudine, più dignità. E soprattutto inizi a scoprire che ciò che gli altri fanno non toglie nulla a ciò che sei tu. La tua vita non è una gara. È un cammino. E il passo che conta è il tuo.
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