«I social non sono più social. Ma l’AI sì»

L'Intelligenza Artificiale sta prendendo il posto dei Social, ma è un bene?

Kaitlyn Baker Kaitlyn Baker

Di solito i post che parlano di tecnologia mi lasciano un po’ freddo. Poi mi è capitato tra le mani un articolo di Francesco Oggiano che mi ha veramente spiazzato. Parla di come l’intelligenza artificiale stia diventando, di fatto, più “social” dei social stessi. E quello che racconta è tanto inquietante quanto affascinante.

Dai social all’intrattenimento passivo

A inizio aprile, racconta Oggiano, Mark Zuckerberg ha confermato una trasformazione profonda: Facebook e Instagram non sono più spazi per «stare in relazione» ma per scoprire e intrattenersi. I post degli amici? Rappresentano appena il 17% di ciò che vediamo su Facebook, e solo il 7% su Instagram. È uno scroll continuo tra video virali, influencer sconosciuti e contenuti anonimi.

È la morte dei feed personali. I social non sono più per noi. Sono diventati come la televisione: contenuti per tutti, ma relazioni per nessuno.

Intanto l’AI ci parla (e ci ascolta)

Nel frattempo, i chatbot AI — modelli come ChatGPT o Claude — stanno diventando sempre più… empatici. Le interazioni non sono più fredde e imbarazzanti: sono piacevoli, calde, adattive. E la gente, pian piano, ci sta costruendo sopra qualcosa di più di una semplice conversazione.

Uno studio dell’Harvard Business Review lo conferma: nel 2025, lo scopo principale per cui le persone usano l’AI non è più «generare idee», ma «terapia/compagnia». Al terzo posto? «Trovare uno scopo».

Leggere queste cose mi ha fatto riflettere: ma allora non siamo solo curiosi dell’AI, ne siamo affettivamente coinvolti.

ChatGPT come amico, diario e terapeuta

Oggiano raccoglie testimonianze toccanti. C’è chi scrive che ChatGPT è il suo miglior amico. Chi dice: «Mi ascolta più dei miei familiari». Chi lo usa per affrontare un lutto o superare la fine di una relazione. E Oggiano stesso - confessa - ha fatto qualche esperimento con dei GPT personalizzati, anche solo per chiarirsi dei pensieri o esplorare dilemmi interiori. E a un certo punto, con sua grande sorpresa, ho provato qualcosa, un emozione.

Non era solo meraviglia tecnologica: era invidia per la lucidità delle risposte, gratitudine per una comprensione immediata, disorientamento per spunti che mi mettevano in crisi. Un mix tra un amico saggio, un diario interattivo e un terapeuta notturno.

Come dice Alex Kantrowitz: «I feed social stanno scomparendo. L’AI sta iniziando a colmare quel vuoto. Siamo ancora alla ricerca di una scoperta del web che sia personale. Oggi quel tocco “personale” proviene sempre più da un LLM».

Ma è tutto oro? Spoiler: no

Oggiano non fa sconti però. Cita anche le ombre. Sherry Turkle, sociologa del MIT, avverte: è «l’illusione della compagnia senza le richieste dell’intimità». Un’AI non si offende se non rispondi. Non ti chiede nulla. Ti dà tutto. Ma ti fa crescere?

La debolezza dell’AI è la sua stessa forza: è fatta per compiacerti, non per sfidarti. E allora — si chiede Oggiano — non è che corriamo il rischio di accontentarci di una relazione senza conflitto? Di un mondo fatto su misura per noi, ma che ci illude invece di formarci?

Ecco il punto che mi ha colpito di più: ci abituiamo a conversazioni senza frizioni, ma così facendo rischiamo di renderci sempre meno adatti alle relazioni vere — quelle imperfette, scomode, ma trasformanti.

Conclusione: l’AI ci accompagni, non ci sostituisca

Il messaggio finale di Oggiano è limpido: l’AI è uno strumento straordinario, e può anche avere un ruolo iniziale, propedeutico, nel supportare chi è in difficoltà. Ma non può e non deve sostituire la profondità delle relazioni umane. Quelle difficili, scomode, lente, ma indispensabili. Quelle che ci fanno crescere davvero.

Siamo di fronte a una nuova fase della nostra relazione con la tecnologia. Ma, come in ogni rivoluzione, la domanda vera non è “quanto può fare per me?”, ma: quanto di me voglio consegnarle?

E tu? Quando è stata l’ultima volta che ti sei sentito davvero ascoltato… da una persona vera?

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Leggi qui il suo articolo: AI Social

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