Allora Maria disse:
"L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre". (Lc 1,46-55)
Come nasce una missione
Era l’anno 1964. Suor Rocivalda, suor Ermencina e suor Dilza arrivarono a Sacramenta, un rione alla periferia di Bélem, con mani e borse vuote, ricche solo di buona volontà e di capacità di amare. Bastò la loro presenza lieta ad attirare quel piccolo mondo errante per il rione. Di domenica in domenica le Oratoriane salirono a 200, 300, 400, 600. Le mamme accompagnavano le figlie e ascoltavano anch’esse quelle Suore vestite di bianco che nemmeno i cicloni torrenziali o il calore equatoriale, riuscivano a tener lontane. Non avevano una tettoia, un rifugio, un luogo di ristoro. Non possedevano un giocattolo, un passatempo, un mezzo di attrazione. Facevano catechismo all’aria libera, insegnavano un po’ di igiene e di morale e intonavano canti. Erano questi la calamita più potente.
Bisognava però attrezzare un riparo per le giornate piovose; organizzare, anche solo in modo rudimentale, quelle 600 scatenate monelle domenicali. Ma come? Di denaro, neanche l’ombra. Don Lorenzo stava allestendo – per la costruzione della sua Scuola – una grande lotteria: in palio, una jeep. Le suore furono pregate di vendere 300 biglietti. Alla vigilia del sorteggio, due soli biglietti erano rimasti invenduti.
Suor Rocivalda, improvvisamente ispirata, con tono di scherzo propose al Padre: «Se uscirà uno di questi due biglietti, darà a noi la jeep da vendere a pro dell’Oratorio?». Lui, indaffaratissimo, abbozzò un sorriso incredulo: «Ma sì! Se uscirà…»
Uscì proprio il numero del biglietto invenduto (su migliaia di comprati!). La jeep fu cambiata con un terreno su cui suore e bambine potevano sentirsi «di casa». Nacque così il Centro Sociale Auxilium.
Sotto quella tettoia si improvvisavano rappresentazioni teatrali, saggi di canto e danza, festicciole tipiche del luogo. Quando pioveva, ci si pigiava a centinaia, con il rischio di soffocare. Ma nessuna si muoveva. E, per occupare bene il tempo, si cantava.
Il padiglione di legno era ormai insufficiente. Bisognava pensare a costruire un edificio in muratura.
Due suore ottennero di passare la notte in una squallida casetta confinante con l’area dell’Oratorio. Due amache, due lampade elettriche, un fornellino a gas, due catini, due sedie e un tavolo. Nient’altro.
Al mattino presto, dopo la santa Messa nella Cappella dei Salesiani, la fila delle alunne era già in attesa.
Si iniziarono le lezioni di cucito, taglio e ricamo: due suore per centinaia di bambine che non avevano mai tenuto l’ago in mano. Le più abili e attive, appena sgrossate, passarono al ruolo di maestre. Si formarono così otto gruppi di ricamatrici in erba, tanto attente e diligenti da far stupire per i loro rapidi e notevoli progressi.
Ora avevano una scuola, un laboratorio, un oratorio e due suore tutte per loro. L’edificio in muratura veniva su pian piano, grazie ai sussidi che giungevano al Centro dalle fonti più insperate. Le classi, con il 1966 avevano superato la decina; nel 1967 la quindicina. Ormai potevano funzionare nel nuovo caseggiato, anche se privo di porte e di finestre: in Brasile quest’inconveniente non costituisce problema… Poi la minuscola Comunità si arricchì di due altre suore. Fu acquistata un’attigua casetta e fu possibile pensare a un nuovo sviluppo del Centro.
Fu lo strumento della Provvidenza. In pochi mesi, alla Scuola Elementare (17 classi), all’Oratorio diurno e festivo (700 frequentanti), al Centro Catechistico (20 squadre curate da 20 Catechiste laiche), al Club delle Mamme (un centinaio di fedelissime) si poté aggiungere l’impianto per un Corso Professionale originalissimo nel genere di lavorazione e di sicure prospettive per il futuro.
Oggi, il Centro Sociale Auxilium è una comunità inserita nella realtà popolare del quartiere Sacramenta. Quattro suore vivono insieme e svolgono un lavoro di sostegno pastorale in armonia con la parrocchia.
Versione app: 3.40.0 (49ed0f99)