Giubileo MGS Triveneto

Il racconto dei giorni di Giubileo a Roma

Siamo partiti da Mestre il 28 luglio, noi 350 giovani del Movimento Giovanile Salesiano del Triveneto. A guidarci c’erano don Emanuele Zof e suor Paola Vendrame, i nostri delegati di Pastorale Giovanile: due figure che per tutta la settimana sono state un punto di riferimento vero. Durante il weekend ci ha raggiunti anche don Silvio Zanchetta, il nostro Ispettore. Saliti sui pullman, ci portavamo dietro zaini pesanti, ma ancora di più cuori pieni di attesa, di domande, di voglia di vivere qualcosa di grande.

La prima tappa è stata La Verna, quel luogo così semplice e profondo dove San Francesco ha ricevuto le stimmate. Camminando in silenzio tra quei boschi, ho cominciato a staccarmi dal rumore di tutti i giorni, lasciando spazio a qualcosa di più essenziale. Poi Roma: il caos, la bellezza, la storia. Ci hanno accolti i salesiani del Pio XI, una casa che è diventata famiglia in pochi istanti.

Martedì 29 luglio abbiamo vissuto un grande gioco in giro per Roma, sulle orme di don Bosco. Ci siamo mossi in squadre, esplorando la città con occhi nuovi, attenti a cogliere segni, dettagli, testimonianze della sua presenza. La sera, in Piazza San Pietro, abbiamo partecipato alla messa di apertura del Giubileo presieduta da mons. Rino Fisichella. Ma il momento più sorprendente è arrivato subito dopo: all’improvviso, la papamobile ha attraversato la piazza, e lì c’era lui, Papa Leone XIV. È stato un benvenuto che ci ha lasciati senza parole. Ci ha salutati con un sorriso semplice e forte, invitandoci a essere "luce del mondo e sale della terra". In quel momento, ho sentito davvero di essere parte di qualcosa di più grande.

Il giorno successivo, mercoledì, è stato un tempo di incontro e festa insieme ai 5.000 giovani del Movimento Giovanile Salesiano. Una serata di animazione, musica, testimonianze, in cui ci siamo sentiti tutti parte della stessa famiglia. Ma è stato giovedì mattina che mi ha colpito in profondità. Insieme al MGS Italia abbiamo vissuto un momento di catechesi con don Enrico Ponte, maestro dei novizi. Attraverso il racconto di tre storie vere di giovani che ha incontrato, ci ha parlato di amicizia, fede e servizio. Di come, in un mondo dominato dall’individualismo, l’oratorio può diventare un luogo di trasgressione… quella vera, quella che costruisce relazioni, fa crescere e ci rende liberi. È stato uno di quei momenti in cui ti riconosci nelle parole che ascolti, e senti che stai ricevendo qualcosa da custodire.

Venerdì 31 è stato il giorno della Porta Santa e della riconciliazione. Abbiamo attraversato la Porta Santa a San Paolo Fuori le Mura e poi siamo andati alle Catacombe di San Callisto, un luogo che da solo basterebbe a parlare. Tra quei corridoi sotterranei, circondati dalle tombe dei primi cristiani, abbiamo vissuto la possibilità di confessarci e riflettere in silenzio. È stato toccante, forte, vero. Dopo il pranzo, abbiamo anche potuto visitare le catacombe: camminare lì dentro mi ha fatto sentire parte di una storia lunga, vissuta con coraggio e fede.

Sabato mattina ci siamo ritrovati ancora una volta tutti insieme. Prima di partire per Tor Vergata, don Fabio Attard ci ha regalato un momento prezioso: ci ha parlato di speranza, e ci ha invitati a diventare “seminatori” di questa speranza nel mondo. Poi, zaino in spalla, siamo partiti per l’incontro col Papa.

E finalmente, sabato sera, di nuovo lui: il Papa. Stavolta a Tor Vergata. Vederlo da vicino, ascoltarlo, sentire l’emozione di migliaia di giovani intorno a me... è stato commovente. “Carissimi giovani – ci ha detto durante la veglia – a scegliere si impara attraverso le prove della vita. E soprattutto ricordando che noi siamo stati scelti. Abbiamo ricevuto la vita gratis, senza sceglierla. All'origine di noi stessi c'è stato un amore che ci ha voluti”. Quelle parole mi hanno colpito al cuore. Anche la pioggia, che ci ha bagnati per dieci minuti durante la notte, sembrava voler partecipare. Ma non ci ha fermato, anzi.

La messa di domenica mattina è stata il sigillo. Papa Leone ci ha lasciato con una sfida enorme e bellissima: “Aspirate a cose grandi, alla santità, ovunque siate. Non accontentatevi di meno”. Parole che non posso dimenticare, parole che ora mi interrogano ogni giorno.

Il Giubileo per me è stato questo: un cammino fatto di fatiche e sorprese, di amicizie nuove e scelte profonde, di preghiera vissuta e gioia vera. Sono tornato diverso. Più consapevole, più grato, più pronto.

Se hai la possibilità di fare un’esperienza così, non lasciartela scappare. Parti. Buttati. Perché forse, in una piazza, in una catechesi, in una confessione… potresti trovare molto più di quello che stai cercando.

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