Fermati, non sei ciò che possiedi

Il Vangelo commentato dai giovani e dai salesiani. Prenditi un tempo di meditazione sulla Parola di Dio.

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XVIII Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 12,13-21

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

Commento

C’è qualcosa di profondamente attuale in questa scena: un ragazzo alza la mano e chiede a Gesù di intervenire in una questione di eredità, probabilmente un litigio familiare. Ma Gesù spiazza tutti: non entra nella questione, non fa il giudice. Va dritto al punto, e ci lancia un avvertimento: “Attenti alla cupidigia!”.

Non è un rimprovero qualunque, è un campanello d’allarme. Perché, dice Gesù, anche se sei ricco sfondato, la tua vita non dipende da quello che hai. E qui parte la parabola, quasi come se Gesù ci raccontasse una storia che oggi potremmo vedere in una serie Netflix: un uomo che ha fatto fortuna, ha avuto un super raccolto, e invece di pensare a come condividere o ringraziare, pensa solo a ingrandire i suoi magazzini. Dice a se stesso: “Bravo me, adesso posso godermi la vita!”. Ma Dio lo chiama “stolto”, cioè uno che ha sbagliato tutto, perché quella notte stessa morirà.

Questa parabola è uno specchio per il nostro mondo. Siamo continuamente spinti a fare di più, avere di più, guadagnare di più, come se il nostro valore si misurasse in follower, voti, soldi o successo. Ma Gesù dice: non sei ciò che possiedi. La vita vera non si trova in quello che accumuli, ma in quello che sei e in come ami. Puoi avere i magazzini pieni, ma se il cuore è vuoto, sei povero davvero.

Allora la domanda vera è: sto cercando di arricchire il mio cuore o solo il mio portafoglio, il mio curriculum, il mio profilo social? E l’impegno può essere questo: provare ogni giorno a fare spazio a Dio e agli altri nei “magazzini” del nostro cuore, magari iniziando con un gesto concreto di generosità, anche piccolo.

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