Ernia: quando perdi il filo del senso

Una piccola guida per esploratori di labirinti

La bellezza del mondo è l’orifizio del labirinto. L’imprudente che vi sia entrato e abbia fatto qualche passo non sa più ritrovare l’apertura. Sfinito, sprovvisto d’acqua e di cibo, nella tenebra, separato dai suoi e da tutto ciò che ama e gli è noto, cammina tentoni, privo di speranza, incapace persino di rendersi conto se avanza davvero o gira a vuoto. Ma questa sventura è nulla se raffrontata al pericolo che lo sovrasta. Perché se non si perde d’animo e continua a camminare, è fuor di dubbio che infine giungerà al centro del labirinto. E lì lo attende Dio per mangiarlo. In seguito ne uscirà, ma cambiato, oramai divenuto un altro, giacché è stato mangiato e digerito da Dio. Si fermerà allora nei pressi dell’orifizio per spingervi dentro con dolcezza chiunque vi si accosterà. (Simone Weil)


«Perdere il filo del discorso». È un modo di dire. Ma c’è di più: discorso in greco antico si diceva logos. E logos significa anche “senso”. Si può, infatti, “perdere il filo del senso”. Il senso che dà senso (appunto) all’esistenza, e che la sostiene con motivazioni forti. Tuttavia, spesso, ci troviamo a girare nervosamente la testa, di qua e di là, in mezzo al cammino della vita: persi. Persi bel buio. "Io non ho paura", continuiamo a ripeterci. Come cantava Ernia…
Ma perché? Perché? Perché la vita assomiglia a un dannato labirinto? Perché la vita e il senso si appoggiano su questa domanda: un perché che nutre o un perché che distrugge. Un perché che trasforma o un perché che divora. Ed è dura destreggiarsi qui… Di fronte al nostro passato glaciale o all'oscurità del futuro siamo proprio come dentro a un labirinto intricato. “Perché”... è il filo di Arianna o il filo della perdizione. E quanti Minotauri si aggirano qui dentro. Ernia, con il suo nuovo album, ci parla di questo: un'origine gravida di destinazione che dovrebbe abitarci. Io mi ricordo che alla nascita di ognuno di noi si è aperto il cielo/Un segno, una promessa di avere giorni radiosi1. Ernia non ha avuto paura del buio: ha ripreso a camminare in questo enigma. Vuole andare a fondo. Vuole sfidare Dio. Vuole scommettere tutto. Vuole addentrarsi nel labirinto. A Teo, che sa fare buon viso, nella tempesta col sorriso/Non ne è uscito, ma è sempre fresco e preciso2. È probabilmente il suo album più personale: ci fa indossare uno scafandro e ci fa fare un tuffo dentro alla sua anima e alla sua storia. Si va giù. E mentre si cammina e si scende con lui, lo si fa anche nella propria vita.

La casa delle favole ha una perdita alle tegole3

Mentre si procede nel cammino, un'ombra ci segue. L'ombra del passato che si staglia dietro di noi. Un'ombra che ci ha un po' plasmato. I nostri genitori... la nostra famiglia... è dove impariamo la vita (Certe cose dicono/Che le si impara da piccolo4). È il luogo dove dovremmo imparare che il mondo lo si può abitare. Che l'amore è affidabile. Che noi, cuccioli d'uomo, possiamo crescere e costruire una vita. Che in questo labirinto c'è una destinazione. Spesso però non è così... qualcosa si inceppa. L'amore non arriva. E allora te lo devi guadagnare. Che parte del problema forse nasce dal principio/È strano solo a dirlo perché a casa non mi è mancato niente/Ma ora una parte di me lo sa dire cosa vorrebbe/Vorrei che i miei sapessero dirmi: "Siam fieri"5Ernia ci fa capire quante volte abbiamo elemosinato amore perché non sapevamo come riceverlo diversamente. Gli occhi dei genitori, che abbiamo ancora fotocopiati in brutta copia dentro di noi, ci osservano. Occhi severi, magari. Occhi delusi. Occhi sprezzanti. Occhi spenti. Peggio forse: occhi che se ne sono andati. Eppure per quegli occhi abbiamo fatto di tutto. Abbiamo venduto una parte di noi, prima che sbocciasse, per poterci sentir dire: "bravi". Per poter assaggiare che cosa volesse dire sentirsi importanti. E abbiamo imparato ad affrontare il labirinto così. Farò qualcosa per cui rendervi orgogliosi/Saprò suscitare tutti i vostri sguardi affettuosi/Senza doverli leggere in silenzi religiosi6. Ma a quale prezzo?... ora viviamo per gli occhi degli altri. Sperando che per il nostro cuore possa esistere un kit con un palco e delle luci portatili, dove mi è possibile brillare. Ma, di nuovo, non funziona... braccato e ricercato da questa attenzione. Attanagliato dagli alti e bassi: sentirsi invincibili e un attimo dopo sentirsi dei perdenti. Come uscire da questo passato che pare averci segnato definitivamente? Un inizio ferito... L'amore per riceverlo ho dovuto interpretarlo/Gli altri li invidiavo, con madri pronte a dire sempre: "Bravo"/Io con la mia nemmeno mi toccavo/Lei mi diceva: "Hai fatto il tuo doverе"7.

Siamo ancora io e te8

Tuttavia Ernia continua il cammino. E ce lo fa continuare. Il labirinto ad un certo punto si fa stretto. E alle pareti ci sono molti specchi. Un'immagine si affaccia nella penombra. È la nostra. Ecco perché Matteo (Ernia) dedica una canzone a sé stesso... Tu dammi la mano, siamo diventati grandi/Ci siamo odiati tanto, ma siamo ancora io e te9. Basta un attimo per fuggire da noi stessi: quando la nostra storia continua a perseguitarci (letteralmente), reagiamo. Tagliarsi? È un tentativo per colpire il nemico... cioè noi. Fare lo sciopero della fame? Ogni assedio taglia i viveri all'avversario da sempre... solo che l'avversario sono io. Già... perché la nostra storia siamo noi. Che farne? Non allontaniamoci da noi stessi. Che ci sia o pioggia o neve/Che tu lo voglia o no/E in fondo lo sai, se mi cercherai, ti starò di fianco10. Il centro del labirinto riposa dentro la nostra storia. 'Per te'... vivere la vita è il più bel regalo che possiamo farci quando siamo stremati e sperduti. Merito di vivere. Proprio così. Anche tu meriti di vivere: lo sapevi? Questo incontro sconvolge... forse, hai pensato di essere di troppo a questo mondo. E invece no. Non hai bisogno di punirti. Non hai bisogno di renderti schiavo degli occhi altrui per sentirti qualcuno. Giochiamo per la stessa squadra, sai, conviene a entrambi/So che prima o poi riuscirò a farti fidar di me11.
Ma allora perché siamo qui a barcamenarci? Perché siamo qui in questo labirinto? Perché abbiamo questa “paura del Minotauro”?... Perché... perché devo lottare per poter trovare pace?
Vivi solo per dimostrare che vivi (Perché?)
Schivi, per paura di morire uccidi (Perché?)

Perché i tuoi sacrifici? Perché resisti? (Perché?)
Perché negli attimi infelici tu ti rattristi?
Perché sorvoli tutto?12

Il suo nome è… gratitudine!

La pace interiore non esiste... esiste un continuo riacciuffarsi. E poter ripartire. Ma Ernia ha già fatto parecchia strada. E sa indicarci un buon passo. Ha scoperto il segreto per camminare spediti. Il segreto che porta al centro e ci rilancia. Ragazzino, ascolta chi il sentiero lo ha già tracciato/Se vuoi tutto, ti do un trucco che ho imparato: sii grato13. Sii grato. La gratitudine è una forza che muove il sole e le altre stelle. La gratitudine è figlia dell'amore. Ne ha le caratteristiche... la gratitudine sgonfia qualsiasi ombra. La gratitudine va incontro ai nostri mostri e sa addomesticarli. La gratitudine sente il profumo della promessa intuita all'inizio della vita. Anche se a sprazzi. Anche se incompleta. Anche se sotto scacco. La sente. Nonostante i minotuari... Essere grati fa tornare a respirare la nostra storia. Ravviva le radici. E fa alzare lo sguardo al futuro. Ernia ha capito che vivere per soldi o altri motivi, non basta. Non sono i soldi e qualche tramonto e qualche scorcio/Che mi ricorda di dare valore al mio percorso14. E vivere per amore? Questo tiene in piedi la vita. Ci è sempre possibile lasciarsi amare e amare. E questo è l'unico motivo che sorregge il labirinto. È il senso. E il senso è sempre dato alla luce dalla gratitudine. Sei al mondo per amore. E vai verso l'amore. Allora sii grato. Hai altri cuccioli d'uomo da accompagnare nel labirinto. A quel centro dove ci attende Dio. A quello scontro che non si comprende fino in fondo... tra me e Dio. Tra me e me stesso. Tra me e gli altri. È quella solitudine che abita la cantina più profonda della nostra anima. Quel livello sotterraneo da imparare ad abitare. Tu ti senti solo/E a volte un po' lo sei/Ma quando prendi il volo/Diventi come vorrei15.
Allora questo album può insegnarti una cosa. È come se sulle pareti di questo labirinto Ernia avesse lasciato dei graffiti, dei sentieri tracciati. E questi parlano molto più di un gomitolo dato a Teseo: indicazioni preziose che sanno supportare i tuoi, i nostri perché. Così si recupera il logos… Sono le memorie di Matteo e di chiunque ci ha preceduto. La gratitudine, del resto, ha le sue fondamenta nella memoria. È un vero e proprio esercizio: ricordare e tornare lì dove ha brillato la vita16. Solo così…
Mi ricordo chi sono e il sapore della mia venuta al mondo.
Mi ricordo la preziosità e il significato di un silenzio17.
Mi la bellezza della mia famiglia, per quanto accartocciata18.
Mi ricordo che posso piangere19.
Mi ricordo che vivo.
Mi ricordo che i soldi e la fama non bastano20.
Mi ricordo che ho delle persone che camminano con me.
Mi ricordo che posso volare anche nel buio: perché tu non capisci/che puoi essere leggera anche volando negli abissi?21

Allora leggiamole queste indicazioni.

Sorridiamo e riprendiamo il cammino.
Perché è proprio vero che il cielo si è aperto alla nostra nascita. La promessa fiutata a quel tempo, è il sentiero: c'è del bene per me.
Ottimo: ho ritrovato il filo del senso.
Ripartiamo.
Sii grato.
"Ci crederesti, Arianna?” disse Teseo. “Il Minotauro non si è nemmeno difeso" (J.L. Borges).
Deo gratias...


1 Mi ricordo.
2 Per soldi e per amore.
3 Per i loro occhi.
4 Per i loro occhi.
5 Per i loro occhi.
6 Per i loro occhi.
7 Per i loro occhi.
8 Per te.
9 Per te.
10 Per te.
11 Per te.

12 Perché, feat. Madame.
13 Grato.
14 Grato.
15 Per te.
16 Cfr. Mi ricordo.
17 Cfr. Il gioco del silenzio.
18 Cfr. Per i loro occhi.
19 Cfr. Non piangere.
20 Cfr. Per soldi e per amore.
21 Perché, feat. Madame.

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