Nel mondo digitale di oggi, i giovani sono chiamati a non perdersi, ma a riscoprirsi. Tra connessioni e scelte, cresce una nuova umanità. Oggi parliamo di digitali sì, ma liberi.
Joseph Karges
Viviamo in un tempo in cui essere digitali è naturale. Anzi, è quasi obbligatorio. Ma essere digitali non significa essere schiavi del digitale. La vera sfida è un’altra: essere liberi. Liberi di scegliere quando e come usare le tecnologie. Liberi di custodire il proprio tempo, il proprio corpo, il proprio cuore. Liberi di essere umani.
Spesso pensiamo di essere noi a gestire lo smartphone, i social, le piattaforme. Ma è davvero così? La verità è che siamo costantemente stimolati a reagire: una notifica, un messaggio, un video che parte da solo, uno scroll infinito. Nulla è lasciato al caso.
Le grandi aziende del digitale – come ha rivelato il documentario The Social Dilemma – progettano app e servizi con tecniche studiate per massimizzare la nostra attenzione e renderci il più possibile dipendenti. Non per cattiveria, ma per logiche economiche: più tempo restiamo online, più pubblicità vediamo. Ma più tempo restiamo online senza consapevolezza, meno restiamo liberi.
“Nel mondo digitale, se non stai pagando per il prodotto… allora il prodotto sei tu”
(The Social Dilemma, 2020)
Diversi studi neuroscientifici mostrano che il continuo bombardamento di stimoli digitali altera il funzionamento del nostro cervello:
Tutto questo è particolarmente forte in adolescenza, quando il cervello è ancora in fase di sviluppo. Ma anche per i giovani adulti, imparare a gestire la propria attenzione è oggi una forma di ecologia mentale.
Papa Francesco lo ripete spesso: la libertà non è fare ciò che si vuole, ma essere padroni di sé per fare il bene. E questo vale anche nel digitale.
Don Bosco, educatore geniale, aveva già intuito qualcosa di simile: i suoi ragazzi non dovevano essere “costretti” a fare il bene, ma aiutati a scegliere da soli ciò che li rendeva felici e liberi. Oggi potremmo dire: non proibire lo smartphone, ma educare all’uso libero e intelligente.
Il salesiano non impone regole: accompagna il cuore a diventare libero.
Ci sono comportamenti che rivelano una relazione sbilanciata con il digitale:
Se ti riconosci in almeno due di questi atteggiamenti, forse è il momento di rimettere la libertà al centro.
Essere liberi non significa buttare via la tecnologia, ma imparare a governarla.
Ecco alcune pratiche quotidiane che possono aiutare:
Queste non sono regole rigide, ma allenamenti di libertà.
La vera libertà digitale non riguarda solo il “fare”, ma il “diventare”. Siamo chiamati a diventare persone libere, capaci di amare, scegliere, pregare, creare. E questo ha a che fare con il cuore.
Nessun algoritmo può sostituire un abbraccio, un dialogo profondo, un silenzio pieno di senso, una preghiera vissuta con intensità.
Come ha detto ancora Papa Francesco:
“Serve una pedagogia che aiuti le persone a crescere nella libertà e nella capacità di orientare la propria vita.”
(Christus vivit, n. 242)
Essere giovani digitali non significa stare sempre online, ma sapere quando e come restare connessi. La libertà non si compra, non si scarica, non si ottiene per magia: si costruisce, un giorno alla volta, con scelte semplici e coraggiose.
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