Cortile che accoglie, cortile che educa

Spunti di formazione per animatori in stile salesiano, l’importanza dell’accoglienza!

Capita a volte di arrivare in oratorio e trovare il cortile un po’ spento. Poche parole, qualche ragazzo isolato, animatori che sembrano aspettare che “qualcosa inizi”. Ma il bello del nostro servizio è proprio questo: possiamo essere noi ad accendere quel cortile. Possiamo renderlo un luogo vivo, accogliente, ricco di opportunità per tutti.

Nel Vangelo delle nozze di Cana, Gesù si trova in mezzo a una festa. Non rimane in disparte, anzi: partecipa, osserva, si fa vicino. E quando qualcosa viene a mancare – il vino, segno della gioia – non si tira indietro. Interviene in silenzio, quasi con discrezione, e trasforma ciò che è ordinario in qualcosa di straordinario. È un invito che possiamo raccogliere anche noi: renderci presenti, partecipare con semplicità e rendere ogni momento occasione di festa, relazione e condivisione.

Anche don Bosco, nella sua Lettera da Roma, ci lascia un’immagine forte dell’oratorio: un cortile animato, pieno di vita, risate, giochi, parole condivise tra ragazzi e salesiani. Quello che emerge è la familiarità. Non una semplice convivenza, ma un legame fatto di affetto e fiducia. Quando c’è questo clima, i giovani si aprono, si sentono accolti, partecipano volentieri alla vita che li circonda.

Creare questo tipo di ambiente non richiede gesti straordinari, ma presenza autentica. Sarebbe bello, ad esempio, che già dall’arrivo i ragazzi trovassero qualcuno che li saluta per nome, che si accorge di come stanno, che si interessa sinceramente a loro. Anche un semplice “Come stai?” può fare la differenza, se detto con verità.

Si potrebbe prestare attenzione a coinvolgere tutti, scegliendo giochi e attività in cui ognuno possa trovare il proprio spazio. Sarebbe bene pensare alle differenze tra i ragazzi non come ostacoli, ma come ricchezze: c’è chi ha più energia, chi è più timido, chi ha bisogno di tempo. Adattare il ritmo, osservare, includere: piccoli gesti che rendono il cortile uno spazio per tutti.

Anche il linguaggio che usiamo ha un ruolo importante. Una parola gentile, un incoraggiamento, un sorriso: a volte bastano per far sentire un bambino più sicuro. Meglio evitare correzioni pubbliche o toni bruschi. Si potrebbe spiegare un gioco con calma, usare esempi concreti, magari con una dimostrazione, per assicurarsi che tutti si sentano a proprio agio nel partecipare.

E quando emergono dei piccoli conflitti – come spesso accade – si potrebbe provare ad accompagnare i ragazzi a gestirli in modo costruttivo. Aiutarli a mettersi nei panni dell’altro, a trovare insieme una soluzione, può essere un’opportunità preziosa di crescita.

Anche l’ambiente esterno può sostenere questo stile. Uno spazio curato, ordinato, colorato comunica subito attenzione e rispetto. Preparare l’accoglienza, sistemare i materiali, predisporre un angolo per gli zaini... sono azioni semplici, ma educano alla responsabilità e al senso del bello.

Infine, non dimentichiamo quanto conti il nostro esempio. I bambini imparano molto da ciò che vedono. Un animatore che sorride, che partecipa, che si diverte davvero, diventa un punto di riferimento. Sarebbe bello poter essere quel tipo di presenza: coerente, serena, appassionata.

Alla fine di ogni attività si potrebbe valorizzare ciò che è stato fatto: un applauso, un ringraziamento, una parola che riconosce l’impegno. Anche questo fa parte dell’animazione: far sentire che ciò che è accaduto ha avuto valore, che ciascuno ha lasciato il proprio segno.

Animare il cortile è un’opportunità per crescere insieme. Non servono doti particolari o formule magiche. Basta esserci, con il cuore aperto e la voglia di costruire qualcosa di buono. Come diceva don Bosco, “perché i giovani ci amino, bisogna che vedano di essere amati.” Ed è proprio da lì che tutto può cominciare.

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