Questa rubrica sul benessere emotivo e mentale nasce per aiutarti a dare un nome a ciò che senti, a leggere con coraggio le tue fragilità e a scoprire che ogni emozione — anche la più difficile — può diventare un cammino di crescita.
Taylor Smith
Ci sono momenti in cui guardarti allo specchio ti fa sentire strano. Non perché non ti piaccia completamente quello che vedi, ma perché senti che qualcosa dentro di te non è stabile, come se il tuo valore dipendesse dagli occhi degli altri. È una sensazione che molti giovani vivono in silenzio: svegliarsi la mattina già con la paura di non essere all’altezza, di non piacere, di non essere abbastanza interessanti, abbastanza bravi, abbastanza “giusti”. Prima ancora che la giornata inizi, ti senti già in difetto, come se stessi partendo un passo indietro rispetto al resto del mondo. Questa è la fragilità dell’autostima.
L’autostima è il modo in cui percepisci il tuo valore personale. È la stima che hai di te stesso, la consapevolezza della tua dignità, la misura con cui ti senti meritevole di affetto, rispetto e considerazione. Non è orgoglio, non è vantarsi, non è sentirsi migliori degli altri: è credere, con una serenità profonda, che il tuo valore non cambia quando sbagli, quando sei fragile, quando non sei perfetto. È la sicurezza interiore che ti permette di affrontare la vita senza cadere a ogni sguardo altrui. Quando l’autostima è fragile, invece, ogni commento pesa più del dovuto, ogni silenzio diventa un giudizio e ogni confronto sembra una sconfitta.
Questa fatica non rimane solo nella mente. Il tuo corpo, molte volte, la racconta prima ancora che tu te ne accorga. Ti senti la gola stretta, le spalle rigide, lo stomaco in subbuglio. È il modo con cui il corpo ti dice che non puoi vivere sotto pressione per troppo tempo, che non puoi misurarti continuamente con un ideale di te stesso che non esiste. La psicologia ricorda che l’autostima fragile non è semplicemente “sentirsi brutti” o “sentirsi meno degli altri”: è sentirsi instabili, come se il tuo valore cambiasse a seconda di come ti guardano, ti parlano o ti giudicano. Una parola ti manda in alto, un gesto ti fa crollare.
Se cerchi continuamente conferme, se osservi gli altri per capire se stai andando bene, se un silenzio ti fa credere di non valere, non significa che sei insicuro per natura: significa che ti manca un punto fermo dentro. Perché un’autostima basata solo sulle opinioni altrui è come costruire una casa sulla sabbia: basta un’onda per farla cadere. E tu meriti qualcosa di più saldo, di più forte, di più vero.
La fede cristiana non parte dalle tue sensazioni, ma dalla tua identità profonda. Tu sei, prima di ogni altra cosa, voluto, desiderato, creato per amore. Don Bosco lo sapeva bene e lo ripeteva ai suoi ragazzi con una chiarezza che ancora oggi illumina: “La prima felicità di un fanciullo é il sapere di essere amato.” Se non ti senti amato, tutto diventa più pesante; se lo senti, tutto cambia. E anche sant’Agostino ti invita a guardarti con uno sguardo più profondo quando scrive: “Non uscire fuori, rientra in te stesso: nell’uomo interiore abita la verità.” È come se ti dicesse che la tua dignità non la trovi nei giudizi degli altri, ma nella parte più vera di te, quella che non cambia con le mode o con gli sguardi.
Imparare a volerti bene non significa diventare perfetto o sentirti sempre sicuro. Significa iniziare a guardarti con gentilezza. A parlarti come parleresti a un amico che ha bisogno. A smettere di essere il tuo giudice più severo. A riconoscere le tue qualità senza sminuirle e i tuoi limiti senza vergognartene. A capire che non devi piacere a tutti, e soprattutto che non devi piacere a tutti per avere valore. L’autostima cresce lentamente, come una radice: non si vede subito, ma cambia tutto.
Puoi anche pregare, se ti fa bene. Non per fuggire, ma per ritrovare verità: “Signore, aiutami a vedere in me ciò che Tu vedi.” Non è una formula magica. È un modo per aprire uno spazio nuovo dentro di te, dove non conta l’approvazione, ma la verità.
Perché se non impari a volerti bene, rischi di vivere nella continua ricerca di conferme, di scegliere relazioni sbagliate pur di sentirti accettato, di soffrire più del necessario. L’autostima non è sentirsi perfetti: è sapere che sei prezioso a prescindere, anche quando fai fatica, anche quando ti senti piccolo, anche quando la tua voce interiore trema. Ed è da questa verità — dalla certezza che il tuo valore non dipende da ciò che fai né da ciò che gli altri pensano — che può cominciare un cammino nuovo, più libero, più vero, più tuo.
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