I risultati dell’indagine 2024 di Laboratorio Adolescenza e IARD
Ron Lach
Chi sono gli adolescenti di oggi, quelli che incontriamo nei nostri oratori, nelle scuole e nelle piazze? La nuova ricerca annuale di Laboratorio Adolescenza e IARD – realizzata su un campione nazionale di oltre 3000 ragazzi tra i 12 e i 19 anni – ci offre un ritratto che fa riflettere: molto connessi ai social, spesso pessimisti sul futuro, scettici sull’intelligenza artificiale e con un consumo culturale sempre più ridotto. Un quadro che interpella non solo loro, ma soprattutto noi adulti.
I social network sono il centro della vita quotidiana degli adolescenti. Quasi 9 ragazzi su 10, e oltre 9 ragazze su 10, pubblicano foto e reel sui propri profili. Non si tratta solo di condividere momenti della vita, ma di cercare conferme: il numero di follower diventa il termometro della propria popolarità. Non sorprende allora che l’80% ammetta di imitare gli influencer preferiti, nel modo di vestire, pettinarsi o atteggiarsi. In tanti inseguono il sogno di diventare loro stessi influencer, anche solo per ricevere in cambio qualche prodotto gratuito. Ma il prezzo da pagare è alto: il rischio di costruirsi un’immagine finta, diversa da quella reale, che alimenta fragilità e insicurezze.
Accanto a questo, crescono i comportamenti a rischio legati alle “challenge” online. Se la maggior parte dichiara di non volerle provare, una parte consistente (il 13%) lo ha già fatto, e quasi il 10% dichiara di voler ripetere l’esperienza. Ciò che colpisce è che molti genitori e insegnanti nemmeno sanno cosa siano queste challenge. Un vuoto educativo che lascia i ragazzi soli di fronte a dinamiche rischiose.
Quando si parla di futuro, il colore prevalente è il grigio. Solo poco più di un terzo dei ragazzi si dice ottimista, mentre il 62% guarda avanti con preoccupazione. È un dato in crescita: appena due anni fa gli ottimisti erano quasi la metà. Le paure principali sono la guerra (53%), il degrado ambientale (49%) e le catastrofi naturali (38%). L’epidemia, che nel 2022 era il primo motivo di ansia, oggi è quasi scomparsa dalle preoccupazioni. Da notare che le ragazze, in ogni ambito, risultano più pessimiste e preoccupate dei coetanei maschi.
Pur in questo contesto di incertezza, i ragazzi non smettono di sognare. Tre adolescenti su quattro si vedono in futuro con una relazione stabile, un matrimonio o convivenza e dei figli. È un dato ancora maggioritario, ma in calo rispetto al passato (nel 2015 erano oltre 9 su 10). Non tutti, infatti, immaginano una vita familiare: il 10% dei maschi e il 15% delle femmine pensa a un futuro senza figli, e una minoranza si vede single. Anche sul piano geografico, molti immaginano di lasciare la propria città o regione: solo un terzo pensa di restare dov’è nato, mentre il 33% sogna di andare all’estero, soprattutto le ragazze.
Forse il dato più inatteso riguarda l’intelligenza artificiale. Gli adolescenti, pur essendo immersi nella tecnologia, la guardano con sospetto: vedono più rischi che opportunità, soprattutto le ragazze. Una diffidenza che nasce dalla consapevolezza che l’IA potrà davvero cambiare la vita di tutti, ma in modi ancora incerti e difficili da prevedere.
Sul fronte dei consumi culturali, i dati parlano chiaro: cinema e musei restano esperienze diffuse (più del 70%), ma per il resto c’è un calo significativo. Concerti, viaggi e attività culturali extra hanno un ostacolo evidente: i costi, che spesso diventano una barriera insormontabile. Anche in tema di salute emergono fragilità: il 38% dei ragazzi si dichiara fatalista (“se devo ammalarmi, mi ammalerò comunque”), mentre il 70% si affida ai social per informarsi, anche su temi delicati come sessualità e contraccezione. Molti vorrebbero parlare da soli con il proprio medico senza i genitori presenti, ma non sempre hanno questa possibilità.
L’indagine restituisce l’immagine di un’adolescenza fragile, esposta e impaurita, ma anche capace di grandi desideri e sensibilità, soprattutto sul tema dell’ambiente. È una generazione che chiede di essere ascoltata, accompagnata e aiutata a costruire speranza. Tocca a noi – animatori, educatori, comunità, genitori... – non lasciare soli questi ragazzi, ma offrire loro contesti di fiducia, occasioni di crescita culturale e spirituale, e motivi per credere che il futuro non sia solo un peso, ma anche una promessa.
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