Pasqua, non è una piccola cosa.
LYRICS
Giorno verrà
Del Tuo ritorno in festa:
Un vino nuovo porterai
Ed io berrò con Te.
Come il tralcio
Resto in Te
E accolgo in me
La vita.
Dal Tuo ferito amore io
Non mi separerò.
Canto per Te
Che doni la Tua vita:
Nel sangue mi purifichi
Agnello immacolato.
Del mio cuore
Arido
Tu spezzi le catene.
Più nulla ci separerà:
Un cuore nuovo avrò.
Resta con me,
La sera della vita:
Nel segno della croce io
Ti riconoscerò.
Nel mio amore
Fragile,
Tu accendi la speranza.
Amore abbandonato, Tu
Non mi abbandonerai.
Pasqua non è una piccola cosa. Vedete, questa è la prima cosa da capire di questo giorno grande, che è grande se ci pensate. La grande questione, che nessuno ha il coraggio di affrontare, è che fra 100 anni non ci sarà vivo nessuno di noi, nessuno di Roma, nessuno di questa generazione. Neanche i nostri figli. Che cosa pensare di questo? Quando un bambino dice "perché il virus?"... è da questa domanda che nasce il pensiero sulla vita, estremamente fugace, estremamente labile. Il bambino dice: "Li ho sentiti, e se c'è il virus, io non voglio più studiare."
Questa è la questione della Pasqua: come far studiare. Che senso ha vivere, amarsi, sposarsi, essere amici? Una nostra catecumena, che sarà battezzata questa sera, una ricercatrice di neuroscienze, ha scritto nella sua domanda: "Più mi avvicino a Cristo, più mi svuoto di paura e disperazione e mi riempio di bellezza e gioia." Ecco perché la Pasqua vince la paura. Quando le donne vanno al sepolcro, la prima cosa che Gesù dice loro è: "Non abbiate paura."
Questa è la grande questione: come si vince la paura? Come si vince il fluire del tempo? Diamo tre risposte sbagliate, partendo come sempre dalle risposte sbagliate.
La risposta della Pasqua non è l’anima. L’anima, per la Chiesa, è vera, anche se la Chiesa prende questa parola dal linguaggio pagano. L'anima è la certezza che c’è un principio spirituale. Noi non sappiamo definirla, né dove si trovi, ma vediamo come vive. La vediamo vivere, per esempio, perché l’uomo è l'unico essere che può pregare o bestemmiare. Cioè, l'uomo fa continuamente riferimento a Dio.
Ricordo una mamma che venne da me con un bambino che piangeva perché era morto il nonno. La mamma gli diceva: "Sta nel cielo", e il bambino piangeva. La signora mi chiese: "Perché piange?" E lui rispose: "Piango perché il cielo è lontanissimo." Io le dissi: "Vedi, è necessario spiegare che il cielo, il ‘Padre nostro che sei nei cieli’, non è lontano, ma abbraccia. Le anime sono vicine, sono presenti in Dio." Ma non è questa la resurrezione; questo è un pensiero pagano.
Quando si dice "sì, l'anima è libera", è una frase di fede nell'anima. I pagani credevano che la terra fosse lieve perché tanto l'anima sarebbe rimasta viva, ma non è questa la resurrezione.
Qualcuno potrebbe dire che la reincarnazione è la risposta, dimenticando però che la reincarnazione, nel buddismo e nell'induismo, è una maledizione. La persona non vede l'ora di smettere di reincarnarsi, perché reincarnarsi vuol dire dover rivivere sempre le stesse fatiche, le malattie, la nascita, la morte, la morte dell’amico, rifare gli esami di terza media... la reincarnazione non è la soluzione. La fede cristiana, che viene dopo, illumina tutto dicendo: "Fratello, figlio, la tua vita è unica, ti interessa la tua vita, ti interessa la morte, ti interessa tuo figlio, ti interessa l’esame di terza media, perché sai che è una sola vita e la devi vivere bene." La resurrezione non è questa idea di prolungare questa vita infinita. Che senso ha che un anziano prolunga all'infinito la vita? Non è la follia del nostro tempo, che dice "resurrezione"? Nella risurrezione di Gesù, però, la vita non continua come prima.
Pensate a Lazzaro, pensate al figlio della vedova di Nain. Questa non è la risurrezione della Pasqua, è solo un segno che la prepara. Lazzaro muore, poi deve morire di nuovo, secondo la tradizione, martire in Francia, a Marsiglia, come primo vescovo. Ma non ha ancora la vita piena della Pasqua. E allora che cos’è la Pasqua? Cos'è questa gioia che vince la tristezza?
Potremmo paragonarla a un’esplosione atomica, dove non si torna alla vita di prima, ma dove la carne dell'uomo entra in Dio. Qui c’è un disegno, un acquerello che ha fatto mio fratello per la mia ordinazione sacerdotale tanti anni fa. Lui immaginò questo uccello, lo spirito, la vita di Dio che porta il cielo sulla città degli uomini.
Il Natale, che cos'è? È il cielo che scende sulla terra, è la terra che diventa premessa della grazia di Dio. E cos'è la risurrezione? È questa carne, oramai premessa della vita eterna divina, che sale in cielo. Quando Dante dice "E vidi l'universo in un raggio di luce", significa che la carne di Cristo, la carne umana, è entrata nella comunione con Dio.
Una mamma mi domandava: "Una volta che il figlio è morto, dove andremo? Quando io andrò in paradiso, vedrò mio figlio? Lo riconoscerò?" Le risposi: "Certo, signora. La fede nella risurrezione della carne, nella risurrezione di Cristo che porta con sé l’umanità, dice che lei sarà felice, perché lo rivedrà, e sarà proprio lui. La carne che entra in Dio, la carne che viene divinizzata, ecco il mistero della Pasqua."
Per questo Cristo risorto ha ancora i segni della passione, perché ha portato la sua vita — la sua vita che è stata piena di Dio in terra. Ora quella carne entra nel mistero di Dio.
Mi piace vedere anche due aspetti, se volete, semplici. Il primo è un aspetto sociale. Ho dovuto presentare un libro su Roma e mi ha colpito questa cosa. Parlando con un amico, dicevamo: "Vedete, Roma viene accusata sempre di essere una città moderna, senza grattacieli, senza le caratteristiche delle città del nuovo mondo, ma Roma è una grande città, perché Roma sa che le cose terrene finiscono tutte." Pensate a cosa pensava il romano quando passeggiava per le rovine dei fori imperiali. L’impero non esiste più. Nessun impero della terra durerà. Questo non è scetticismo, ma profondità. Roma sa che le cose terrene finiscono, ma la vera eternità è quella di Dio.
La frase "è morto un papa, se ne fa un altro" è vera. Noi sappiamo che Paolo VI è morto, Giovanni Paolo I è morto, Giovanni Paolo II è morto. Il romano non è triste o malinconico; sa che non bisogna credere a chi vuole fare la palingenesi, a chi si propone di rifondare il mondo. Roma è concreta, sa che la città degli uomini con le sue cose belle sarà portata nella vera eternità. La città non è inadatta alla nostra felicità, ma questa terra deve entrare nella verità di Dio.
La seconda cosa che la Pasqua ci fa scoprire è la fecondità. Oggi si battezzano bambini e adulti catecumeni. Noi ne abbiamo seguiti 21, uno dei quali sarà battezzato a San Giovanni. Lo ripeto: non c'è felicità senza figli, senza nipoti, senza nuovi cristiani. La fecondità è il segno. Ma perché la fecondità? Perché noi crediamo che il figlio sarà felice come noi. Non sarà felice perché noi non ci siamo riusciti. La follia è dire che la vita è triste, ma che mio figlio sarà felice. Io ti faccio nascere perché ho goduto della vita e so che ogni seme di bene seminato è per l’eternità.
Ecco, allora, la Pasqua. I cristiani non se la cantano e se la suonano, come si dice a Roma. La liturgia pasquale non è una cosa da parrocchietta, dove ognuno fa le sue cose ed è finita lì. La Pasqua è la parola che svela la tristezza, la disperazione, il nulla e dice che la vita è bella, gioiosa, carica di futuro e di eternità. Fare un bambino, aiutare, scrivere un libro, fondare un’università, costruire una famiglia, perdonare, hanno il senso dell’eterno.
Buona Pasqua!
Versione app: 3.37.1 (c938855)