Giubileo degli universitari

Incontro CUS

Alcuni giovani del Collegi Universitari Salesiani di Italia, tra cui diversi di Trento e Verona, hanno vissuto un pellegrinaggio a Roma per il Giubileo

Un paio di fine settimana fa, io ed altri studenti del Collegio Universitario di Trento, assieme ad alcuni ex-allievi della nostra Casa, abbiamo partecipato al pellegrinaggio giubilare a Roma, al quale hanno preso parte anche tutti gli altri collegi salesiani universitari d’Italia.

Roma è meravigliosa e si potrebbero scrivere pagine per raccontare le bellezze delle Basiliche che abbiamo visitato o della maestosità della Scalinata di Trinit`a dei Monti e del Colosseo illuminato la sera. Eppure non è questo il motivo per cui abbiamo pensato di scrivere questo articolo: piuttosto che raccontare quello che abbiamo visto, ad alcune settimane di distanza voglio provare invece a mettere nero su bianco alcune delle emozioni che ho provato. Forse, come tutte le volte che si provano dei sentimenti forti, il modo migliore per iniziare a fare chiarezza dentro di noi è provare a condividerli ed è proprio quello che cercherò di fare, attraverso tre parole chiave, che secondo me possono riassumere bene quello che abbiamo vissuto.

La prima parola che mi piacerebbe dire è "curiosità". Immersi nei prati che circondano la casa di S.Tarcisio, in questi tre giorni abbiamo avuto la possibilità infatti di conoscere ragazzi e ragazze provenienti dalle Ispettorie salesiane di tutta Italia: la curiosità nel confronto con altri giovani che vivono realtà come la nostra, con le loro differenze e le loro somiglianze, mi ha arricchito tantissimo. Il trovarsi assieme a qualcuno, sconosciuto fino a poco prima e nonostante questo scoprire di aver condiviso le sue stesse esperienze nell’ambiente salesiano, ha avuto per me un fascino irresistibile, un po’ come riscoprire un’amicizia di vecchia data. Poter parlare con giovani come me, che vivono le mie stesse fatiche e le mie stesse gioie nello studio e allo stesso tempo nutrono per le loro vite le stesse speranze che provo io per la mia, mi ha fatto provare tantissima serenità e voglia di mettermi in gioco. In pieno stile salesiano, sono bastate una cena tutti assieme e una caccia al tesoro a squadre, fatte il venerdì sera subito dopo il nostro arrivo, per creare un bellissimo gruppo: al termine della prima sera, già si respirava un’atmosfera di allegria e il salutarsi e il chiamarsi per nome già l’indomani hanno contribuito senz’altro a farci vivere quest’esperienza in un bellissimo clima di famiglia.

La seconda parola che secondo me ha segnato particolarmente il nostro giubileo è stata "sogno". Sabato infatti è stato il grande giorno del pellegrinaggio e, partendo dal tempio di don Bosco Cinecittà, abbiamo iniziato il nostro cammino verso la porta Santa parlando proprio di sogni. Nella chiesa a lui dedicata, tutto parla dei sogni di don Bosco: partendo da quelli, abbiamo cercato anche noi, nel nostro piccolo, di intraprendere un cammino simile a quello percorso da don Bosco nella sua vita. Durante un breve momento di preghiera, ci è stato detto che "custodire un sogno senza comprenderlo, come ha fatto don Bosco con il sogno dei nove anni, significa lasciare aperta la porta del proprio cuore, perch`e Dio possa prendervi dimora e farvi crescere quello che è il suo sogno per la nostra vita”. Ecco quindi l’invito a vivere il pellegrinaggio giubilare affidando a Dio i tanti sogni che custodiamo nei nostri cuori, per noi e per gli altri. Molte volte viviamo situazioni di smarrimento, nelle quali nulla ci sembra più chiaro: così è stato anche per don Bosco, che però, pur non capendo il senso di quel sogno, l’ha custodito lo stesso, affidandosi e facendosi accompagnare da Maria. Così siamo stati invitati a fare pure noi, e per questo la seconda tappa del nostro cammino è stata proprio la Basilica dedicata all’Ausiliatrice, dove ci siamo affidati a lei, chiedendole aiuto a renderci terreno fertile, perchè l’opera di Dio possa portare i suoi frutti nelle nostre vite.

Prima di attraversare la porta Santa di S.Giovanni in Laterano, il nostro pellegrinaggio si è concluso infine alla chiesa del Sacro Cuore, dove il signor Cosimo, coadiutore salesiano, ci ha raccontato con trasporto e con le lacrime agli occhi la storia della basilica. Per questo, la terza parola che vorrei dire è proprio "commozione": poter vivere il momento delle confessioni tra quelle mura, prova concreta dell’azione della Provvidenza che ha accompagnato don Bosco per tutta la vita, ma soprattutto la commozione di poter pregare di fronte all’altare dell’Ausiliatrice, lo stesso altare sul quale don Bosco si è messo a piangere vedendo finalmente il risultato di quel sogno fatto a nove anni, sono stati per me indescrivibili.  ”A suo tempo tutto comprenderai” aveva detto la Signora a quel don Bosco bambino e finalmente quel tempo per lui era giunto: quel bambino nato in una piccola casetta di campagna, orfano di padre, era stato in grado di dare pieno compimento a quel sogno, confidando solo nell’aiuto di Maria e animato sempre dalla Speranza che non delude, quella Speranza che viene solo da Dio. Il racconto delle lacrime di don Bosco che si rende conto di come non fosse mai stato solo neppure per un istante della sua vita, è risuonato fortissimo dentro di me. Anche ciascuno di noi, come detto, quel giorno portava nel cuore un desiderio, un sogno per le nostre vite. E don Bosco era lì, a dirci che ognuno di noi può realizzarlo, lasciando aperta la porta all’Amore e sperando in Dio. Penso sia stata questa, per me, la rivelazione più bella di questo Giubileo.

Per tutti questi motivi che ho provato a raccontare ma anche per molti altri che ciascuno di noi porta dentro di se, credo quindi di parlare a nome di tutti dicendo che le emozioni provate in questi tre giorni sono state molto intense e che non sarebbe stato possibile viverle senza coloro che hanno contribuito ad organizzare questo pellegrinaggio, in primis Aurora, Paolo e i ragazzi del collegio di Roma, ai quali va ancora una volta il nostro grazie. Porteremo nel cuore le persone stupende che abbiamo conosciuto, assieme alla certezza che ci saranno tante altre occasioni per incontrarci ancora: penso che, da ex-allievi e da colleggiali, possiamo dire che siamo davvero orgogliosi di fare parte, nel nostro piccolo, della grande famiglia salesiana. Don Bosco ha creduto nel suo sogno, ci ha creduto fino in fondo e la sua intera vita `e stata animata dalla Speranza, la stessa Speranza tema di questo giubileo. L’augurio che vogliamo fare e che ci facciamo `e allora questo: che grazie all’esempio datoci da don Bosco possiamo imparare anche noi ad essere pellegrini di Speranza nelle nostre vite. E se impareremo ad esserlo, saremo anche noi in grado di far brillare i sogni piu` belli che custodiamo nei nostri cuori.

 

I ragazzi e le ragazze di Trento

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