Novena Maria Ausiliatrice / 6 giorno
I figli si fidano, i figli si affidano. E una madre è vicina, sempre. La vedi anche se non c’è.
E noi, siamo capaci di vederla?
Beato chi vede con il cuore.
La storia cominciò alle 12,35 di un sabato, il 28 novembre 1981, in un Collegio gestito da Suore locali, frequentato da poco più di un centinaio di ragazze della zona. Un Collegio rurale, povero, dove si imparava a diventare maestre oppure segretarie. Il complesso non era dotato di Cappella e, quindi, non vi era un clima religioso particolarmente sentito. Quel giorno tutte le ragazze del Collegio erano nel refettorio. La prima del gruppo a "vedere" fu Alphonsine Mumureke, di 16 anni. Secondo quanto lei stessa scrive nel suo diario, stava servendo a tavola le sue compagne, quando udì una voce femminile che la chiamava: "Figlia mia, vieni qui". Si diresse verso il corridoio, accanto al refettorio, e lì le apparve una donna di incomparabile bellezza. Era vestita di bianco, con un velo bianco sulla testa, che nascondeva i capelli, e che sembrava unito al resto del vestito, che non aveva cuciture. Era scalza e le sue mani erano giunte sul petto con le dita rivolte al cielo.
Successivamente la Madonna apparve ad altri compagni di Alphonsine che all’inizio erano scettici ma poi, di fronte all’apparizione di Maria, dovettero ricredersi. Maria, parlando con Alphonsine, si definisce la Signora dei dolori di Kibeho e racconta ai ragazzi tutti gli spietati e sanguinosi avvenimenti che sarebbero avvenuti di lì a poco con lo scoppio della guerra in Ruanda. Il dolore sarà grande ma anche la consolazione e la guarigione da quel dolore, perché lei, la Signora dei Dolori, non avrebbe mai lasciato soli i suoi figli dell’Africa. I ragazzi restano lì, attoniti, di fronte alle visioni ma credono in questa mamma che tende loro le braccia dicendo chiamandoli “figli miei”. Sanno che solo in lei ci sarà consolazione. E per poter pregare affinché la madre che consola avesse alleviato le sofferenze dei suoi figli, viene eretto il santuario dedicato a Nostra Signora dei Dolori di Kibeho, oggi luogo segnato da sterminii e genocidi. E la Madonna continua a essere lì e abbracciare tutti i suoi figli.
Maria, Madre che consola.
Tu, che hai consolato i tuoi figli come Giovanni sotto la croce, hai guardato a chi vive nella sofferenza. A loro ti sei avvicinata, a loro ti sei manifestata.
Non aver paura di attraversare la sofferenza: la madre che consola asciugherà le tue lacrime.
Maria Santissima, sofferenza e invito alla conversione.
Figura emblematica di sofferenza, trasfigurata e potente invito alla conversione è Maria. Quando contempliamo il suo cammino doloroso, è monito, silenzioso e pure eloquente, una chiamata profonda a rivedere un po' le nostre vite, le nostre scelte, e la chiamata a ritornare al cuore del Vangelo. La sofferenza che attraversa la vita di Maria, come una spada affilata, profetizzata dal vecchio Simeone, segnata dalla scomparsa di Gesù Fanciullo, al dolore indicibile ai piedi della croce, ecco, Maria vive tutto questo, il peso della fragilità umana, e il mistero del dolore innocente in una maniera unica.
La sofferenza di Maria non è stata una sofferenza sterile, una rassegnazione passiva, ma in qualche modo notiamo che c'è una attività, un'offerta silenziosa e coraggiosa, unita al sacrificio redentivo del suo figlio Gesù.
Ecco, quando noi guardiamo a Maria, la donna che soffre con gli occhi da parte nostra della fede, quella sofferenza, piuttosto che deprimerci, ci rivela la profondità dell'amore di Dio per noi, che è visibile nella vita di Maria. Maria in qualche modo ci insegna che anche nel dolore più acuto può trovare senso, una possibilità di crescita spirituale, che viene frutto dell'unione con il mistero pasquale.
Ecco allora, dall'esperienza del dolore trasfigurato, scaturisce, emerge un potente invito alla conversione. Guardando, contemplando Maria come ha sopportato tanto per amore nostro e per la nostra salvezza, anche noi siamo interpellati a non rimanere indifferenti, di fronte al mistero della redenzione.
Maria, la donna dolce e materna, ci esorta a abbandonare le vie del male, per abbracciare il cammino della fede. La famosa frase di Maria alle nozze di Cana, «Fate tutto quello che vi dirà», risuona ancora per noi oggi come un pressante invito ad ascoltare la voce di Gesù nei momenti della difficoltà, nei momenti della prova. Nei momenti delle situazioni inaspettate e incognite.
La sofferenza di Maria, notiamo subito che non è fine a se stessa, ma è intimamente legata alla redenzione operata da Cristo. Ecco, il suo esempio di fede è incrollabile nel dolore, sia per noi luce e guida per trasformare le nostre sofferenze in opportunità di crescita spirituale, sia per rispondere con generosità all'appello pressante alla conversione, affinché la profondità che ancora risuona nel cuore di ogni uomo, l'invito di Dio, di un Dio che ci ama, possa attraverso l'intercessione di Maria trovare senso, sbocco, crescita, anche nei momenti più difficili, nei momenti più sofferenti.
Maria, tu che ti mostri a chi sa vedere…
rendi il mio cuore capace guarire.
Quando sono a terra, tendimi la mano, madre.
Quando mi sento distrutto, rimetti insieme i pezzi, madre.
Quando la sofferenza prende il sopravvento, aprimi alla speranza, madre.
Perché io non cerchi solo la guarigione del corpo ma mi renda conto di quanto il mio cuore
ha bisogno di pace.
E dalla polvere alzami, madre.
Alza me e tutti i tuoi figli che sono nella prova.
Quelli sotto le bombe,
quelli perseguitati,
quelli ingiustamente incarcerati,
quelli lesi nei diritti e nella dignità,
quelli a quali viene stroncata la vita troppo presto.
Alzali e consolali
perché sono tuoi figli. Perché siamo tuoi figli.
Ave Maria…
Beato chi vede con il cuore.
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