Essere Figli – Obbedienza e dedizione

Novena Maria Ausiliatrice / 3 giorno

3 Giorno / 17 Maggio

I figli si fidano, i figli si affidano. E una madre è vicina, sempre. La vedi anche se non c’è.
E noi, siamo capaci di vederla?
Beato chi vede con il cuore.

Nostra signora di Guadalupe
Il giovane Juan Diego

«Juan Diego», disse la Signora, «piccolo e preferito tra i miei figli...». Juan scattò in piedi.
«Dove stai andando, Juanito?», chiese la Signora.
Juan Diego rispose più educatamente che poteva. Disse alla Signora che era diretto alla chiesa di Santiago per ascoltare la Messa in onore della Madre di Dio.
«Figlio mio diletto», disse la Signora, «sono io la Madre di Dio, e voglio che tu mi ascolti attentamente. Ho un messaggio molto importante da darti. Desidero che mi sia costruita una chiesa in questo luogo, da dove potrò mostrare il mio amore alla tua gente.».

Un dialogo dolce, semplice e tenero come quello di una mamma con un figlio. E Juan Diego obbedì: andò dal vescovo a riferire quanto aveva visto ma lui non gli credette. Allora il giovane tornò da Maria e le spiegò quanto accaduto. La Madonna gli diede un altro messaggio e lo esortò a riprovare, e così ancora e ancora. Juan Diego obbediva, non si dava per vinto: avrebbe portato a termine il compito che la Madre celeste gli stava affidando. Ma un giorno, preso dai problemi della vita, stava per saltare l’appuntamento con la Madonna: suo zio stava morendo. «Credi proprio che dimenticherei chi amo tanto?» Maria guarì suo zio, mentre Juan Diego obbediva ancora una volta:
«Mio amato figlio», rispose la Signora, «sali sulla cima della collina dove ci siamo incontrati la prima volta. Taglia e raccogli le rose che vi troverai. Mettile nel tuo tilma e portamele qui. Ti dirò io che devi fare e dire». Pur sapendo che su quella collina non crescevano rose, e certo non d'inverno, Juan corse fin sulla cima. E là c'era il più bel giardino che avesse mai visto. Rose di Casti-glia ancora lucenti di rugiada si stendevano a perdita d'occhio. Tagliò delicatamente i boccioli più belli col suo coltello di pietra, ne riempì il mantello, e veloce tornò dove la Signora lo aspettava. La Signora prese le rose e le sistemò di nuovo nel tilma di Juan. Poi glielo legò dietro al collo e disse: «Questo è il segno che il vescovo vuole. Presto, vai da lui e non fermarti lungo la strada. »

Sul mantello era apparsa l’immagine della Madonna e alla vista di tale miracolo, il vescovo si convinse. Ed oggi il Santuario di Nostra Signora di Guadalupe conserva ancora l’effige miracolosa.

Maria, Madre che non dimentica.
Tu, che non dimentichi nessuno dei tuoi figli, non lasci indietro nessuno, hai guardato ai giovani che hanno riposto in te le loro speranze. A loro ti sei avvicinata, a loro ti sei manifestata.
Obbedisci anche quando non comprendi: una madre non dimentica, una madre non lascia soli.

Intervento Rettor Maggiore

Maria Santissima, maternità e compassione.

La maternità di Maria non si esaurisce nel suo sì che ha reso possibile l'incarnazione del Figlio di Dio. Certamente, quel momento è il fondamento di tutto, ma la sua maternità è un’attitudine costante, un modo di essere per noi, di relazionarsi con l'umanità intera.
Gesù sulla croce proprio le affida Giovanni con le parole Donna, ecco tuo figlio, simbolicamente estendendo la sua maternità a tutti i credenti di tutti i tempi.
Maria diventa così madre della Chiesa madre spirituale di ognuno di noi.

Vediamo allora come questa maternità si manifesta in una cura tenera e premurosa in un'attenzione costante ai bisogni dei suoi figli e in un desiderio profondo del loro bene. Maria ci accoglie, ci nutre con la sua espressione di fedeltà, ci protegge sotto il suo manto. La maternità di Maria è un dono immenso che noi ci avviciniamo a lei, lo sentiamo una presenza amorevole che ci accompagna in ogni momento.

Ecco allora la compassione di Maria è il naturale corollario della sua maternità. Compassione che non è semplicemente un sentimento superficiale di pietà ma una partecipazione profonda al dolore degli altri, un “soffrire con”.  La vediamo manifestarsi in modo toccante durante la passione del figlio. E nella stessa maniera Maria non rimane indifferente al nostro dolore, intercede per noi, ci consola, ci offre il suo aiuto materno.

Ecco, il cuore di Maria allora diventa un rifugio sicuro dove noi possiamo deporre le nostre fatiche, trovare conforto e speranza. Maternità e compassione in Maria diventano, per così dire, due facce della stessa esperienza umana a favore di noi, due espressioni del suo amore infinito per Dio e per l'umanità.

La sua compassione allora è la manifestazione concreta del suo essere madre, compassione conseguenza della maternità. Contemplare Maria allora come madre ci apre il cuore alla speranza che in lei trova una esperienza veramente completa. Madre Celeste che ci ama.

Chiediamo a Maria affinché la vediamo come un modello di una umanità autentica, di una maternità capace di “sentire con”, capace di amare, capace di soffrire con gli altri, seguendo l'esempio del suo figlio Gesù, che per amore nostro ha patito ed è morto sulla croce.

La preghiera di un figlio perso

Maria, tu che ti mostri a chi sa vedere…
rendi il mio cuore obbediente.
Quando non ti ascolto, ti prego insisti.
Quando non torno, ti prego vienimi a cercare.
Quando non mi perdono, ti prego insegnami l’indulgenza.
Perché noi uomini ci perdiamo e ci perderemo sempre
ma tu non ti dimenticare di noi figli erranti.
Vieni a prenderci,
vieni a portarci per mano.
Non vogliamo e non possiamo rimanere soli qui.

Ave Maria…

Beato chi vede con il cuore.

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