Semifinale di Champions: Inter e Barcellona (4-3), epica battaglia sportiva di due ore; si passa dall’entusiasmo alla disperazione, per arrivare all’imprevedibile (dove il calcio è ineguagliabile): ultimi secondi l’Inter, ormai sulle gambe, “incredibilmente” pareggia. E poi i supplementari… alla fine prevale la squadra italiana. Una partita che farà storia, ma perché?
Il card. Ratzinger nel 1978 alla radio parla dei mondiali di calcio. Alcuni passaggi.
“Il calcio è un avvenimento globale, che lega le persone di tutto il mondo negli stessi stati d’animo, nelle speranze, nei timori, nei dispiaceri e nelle gioie. Difficilmente un altro avvenimento può mostrare una simile potenza di coinvolgimento. Qui deve piacere qualcosa di originariamente umano, e ci si chiede da dove un gioco tragga questa forza”.
“Il gioco sarebbe una specie di ritorno a casa in Paradiso: la fuga dalla schiavitù del vivere di tutti i giorni e dalle sue preoccupazioni vitali verso un vivere libero. Il gioco oltrepassa certamente la vita quotidiana; esso ha, in primis fra i bambini, certamente un altro carattere, è un apprendistato alla vita. Esso simboleggia la vita stessa e la anticipa in una maniera liberamente scelta”.
“Forse potremmo apprendere dal gioco un nuovo modo di vivere, in esso diventa visibile un principio fondamentale: l’uomo non vive di solo pane, sì, il mondo materiale è solamente il livello preparatorio per il veramente umano, per il mondo della libertà”.
“La libertà vive però di regole, di disciplina, che insegna la collaborazione e la corretta competizione, l’indipendenza dal successo apparente e dal capriccio, in modo da diventare così davvero liberi”.
Antonio Conte, famoso allenatore, ricordava il suo “tristissimo” pensiero: “solo chi vince fa la storia, gli altri la leggono” o “il secondo è il primo dei perdenti”.
Capita che un cardinale capisca di calcio più di un allenatore affermato.
E noi, quando giochiamo coi ragazzi, come li educhiamo?
So long
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